Capodanno lo detesto e le navi da crociera non sono la mia passione. Queste sono le premesse.
Ma a risollevare le sorti di quel Capodanno da single litigata, ci ha pensato “la Titti”, una mia cara amica e collega agente di viaggio genovese, proponendomi un volo fino a Dubai e poi l’imbarco su una nave da crociera che ci avrebbe portato a spasso per gli Emirati Arabi. Una miscela esplosiva.
Nonostante la mia ritrosia a fare vacanze in quel periodo e pensando a come avrei potuto resistere sequestrata su una nave per una settimana, cedo alla sua richiesta di soccorso a fin di bene, accettando il suo entusiasmo e il pacchetto turistico.

Una settimana prima della vacanza full optional, mi porto comunque a credito di felicità organizzando una mini-fuga prenatalizia insieme a un’altra amica. Avevamo da tempo un progetto inattaccabile: acquistare a Parigi un foulard iconico direttamente dalla casa madre.
Alibi perfetto per volare nella mia amata Francia, vedere le vetrine animate delle Galeries Lafayette e bere un drink all’Hotel Costes ascoltando ottima musica in una atmosfera da Sex and the City.
Natale passa, cambio la valigia, costumi alla mano, si parte da Milano Malpensa con un volo Quatar lasciando a terra il clima rigido e tutti i problemi.
Ero già stata a Dubai quattro anni prima, proprio con il fidanzato incriminato.
Molti, moltissimi lavori in corso. Dubai allora somigliava più a un Lego che a una città. Gru ovunque, cantieri in ogni dove. In fretta, Dubai si è moltiplicata su stessa come i pop- corn esplodono in una pentola.
Grazie a un ottimo volo Emirates, avevo passato una settimana al mare in un albergo sulla bella spiaggia bianca di Jumeirah con un clima caldo pari al nostro luglio.
Mi era piaciuta molto Burj Dubai e il suo Creek, braccio di mare del Golfo Persico lungo circa 14 chilometri che scorre strisciando fino nella città vecchia fortunatamente senza gru né impalcature.
In quell’occasione avevamo percorso un breve tratto su una tipica imbarcazione in legno stretta e piatta, praticamente è stato un po’ come chiedere un passaggio a Caronte.
Abra, così si chiama il gozzo mediorientale, è il sostituto del taxi urbano per arrivare dall’altra sponda, al suk dell’oro, delle spezie e dei tessuti disegnati.
Il tramonto è il momento più suggestivo per questa breve navigazione quando la golden hour abbellisce tutto ciò che ti sta intorno e il sole arancione illumina di immenso. Il mercato, sempre gremito e colorato a noi occidentali mette allegria e tanta voglia di spendere.
Questa volta la compagnia aerea scelta dalla mia collega era la Qatar, comunque molto apprezzata da entrambe, il posto a sedere seppur in economy, super confortevole. C’era abbastanza spazio per distendere completamente le gambe, il cibo era buono e il servizio perfetto.
Atterriamo a Dubai e partiamo subito in crociera. La nave non è di ultima generazione, ha dimensioni limitate, la cabina accettabile.
Come previsto, non vengo assalita da alcun entusiasmo.
Il mio stile libero stride completamente con gli orari prefissati e le imposizioni di bordo, seppur necessarie. La crociera, si sa, è una vacanza collettiva che lascia poco spazio all’ improvvisazione e all’ iniziativa personale ma che al contrario, coordina le attività e i movimenti dei passeggeri in modo efficace e super organizzato.

Mi sono dovuta adeguare a cenare presto, anche se nella vita reale ceno tardi, a passare le serate al bar della nave che dalla seconda sera mi sembrava già una galera.
Sbarcare in un posto nuovo che ha sicuramente molto da raccontare sapendo però di essere in libertà vigilata è realmente inaccettabile per una come me che improvvisa itinerari “a sentimento” e, soprattutto, senza orologio.
Fortunatamente, anche la mia amica non ama le escursioni di massa. Felice di questo, in tempi sconosciuti al covid, abbiamo preso contatti con i tassisti che stazionavano sottobordo, organizzandoci autonomamente per visitare questi luoghi affascinanti senza bollino identificativo attaccato da nessuna parte. Evviva, ottimo compromesso.
Come da itinerario intitolato “Le mille e una notte” indicato nei documenti di viaggio, iniziamo il percorso dal Bahrein.
Un tassista, che nella vita reale è un insegnante di storia e con cui contrattiamo il dovuto, ci fa accomodare sulla sua auto. Partiamo così alla scoperta della prima città nel deserto.
Veniamo accompagnate fino al centro della città capitale dello Stato. Manama è una città vecchia e nuova nello stesso tempo. Situata sul Golfo Persico non è né bella né famosa.
Il Prof. ci spiega che la benzina costa poco e che il sole splende molto, per molti mesi l’anno. La pioggia è rara ma quando compare è più simile al diluvio universale, trasformando il terreno in un acquitrino senza scampo.
Strade asfaltate di fresco si fondono con un mare di sabbia. Case basse tutte simili, guardano fiere il Bahrain World Trade Center. Alto oltre 200 metri è il primo edificio al mondo ad avere turbine eoliche integrate nella struttura, un vero prodigio ingegneristico.
Il mio coraggio di affrontare una vacanza in luoghi apparentemente senza grande attrattiva, viene però ampiamente ricompensato quando, dopo una notte di navigazione piuttosto mossa, vediamo l’alba nel magnifico, ammaliante, inimmaginabile Oman.

La piccola porzione di Oman che ho visitato ha dato un senso a tutto.
La nave attracca al molo in una mattinata assolata e trasparente. La mia curiosità di salire sul ponte principale è irresistibile. Mi aspetto altri grattacieli ma guardando verso terra non ne vedo. Appena arrivo all’aperto la bocca si spalanca e gli occhi si fermano su un mondo antico. Benvenuti a Mutrah.
Mutrah è il fascino dei piccoli villaggi di pescatori, è la storia, è polvere sulle case, sugli azulejos azzurri e bianchi a tratti un po’ sbeccati, che affermano chiaramente un trascorso portoghese da oltre cinquecento anni.
Sono incantata, sedotta a prima vista da questo piccolo porto, pieno di profumi e atmosfera. Immediatamente dimentico i grattacieli monocolore tutti specchi. Mi sento accolta da questo posto che ha un non so che di europeo, che trasuda storia e mi ricorda il Marocco. Lo adoro immediatamente.
Cammino piano per godermi ogni istante di questo Paese fino ad allora sconosciuto ma in realtà meraviglioso. Cammino estasiata su strade piene di terra e pietre. Entro nel suq che conserva intatta la caotica sovrabbondanza dei mercati arabi. Fra pugnali ricurvi, legno lavorato a mano, spezie colorate e profumate, mi imbatto in un negozio di scarpine artigianali ricoperte di perline, di mille forme, di mille colori.
Impazzisco.
Entro in un negozietto da dove uscirò solo molto tempo dopo. Occorre calma per provare e contrattare il tesoro che porterò a casa. Le scarpine oggi sono diventate un cimelio coi buchi, le ho distrutte dai chilometri fatti; tuttavia, non ho il coraggio di separarmene.
Appena fuori dal mercato, un tassista locale ci accompagna a Muscat, la capitale.
Per arrivarci percorriamo la Corniche che sale verso paesaggi desertici dal sapore esotico. Scorgiamo la residenza del Sultano, ricoperta di marmo di Carrara bianco statuario. Intorno molte aiuole fiorite. Tutto è ordinato, tutto risplende.
Muscat è una città commerciale, moderna ma non asfissiante, mantiene nel suo skyline alcuni edifici di architettura mediorientale.
È venerdì, è festa. Il mercato è organizzato pressappoco come quelli occidentali ma le persone che si riuniscono fra stoffe e altra mercanzia siedono a terra su grandi teli per il rituale del tè. Le teiere sono calde e lucide. Nell’aria si sprigiona immediatamente un profumo intenso di menta bollente.
Vengo attratta da questa gente, cammino, guardo ovunque. I miei occhi si riempiono di sensazioni, di profumi e di colori, di parole che non capisco. Prometto a me stessa di tornare in questa terra deserta ma verde, dove incontro una cultura così diversa dalla mia dalla mia ma che mi piace tanto.
Alla sera si rientra alla base, salendo sulla nave che finalmente ringrazio per avermi portato fin qui. Si parte per rientrare negli Emirati più conosciuti anche se so che dopo l’Oman, difficilmente mi piaceranno.
Abu Dhabi è l’ennesimo skyline verticale. I Mall sulla Marina sono grandi ma poco eleganti, fratellastri di quelli di Dubai.
È curioso osservare come sono vestite le persone che entrano ed escono dai Mall. Donne nascoste dietro chador o burka da cui spuntano scarpe americane coloratissime, tacchi alti e luccicanti. Il make-up e la biancheria intima riempiono i negozi, l’occidentalizzazione borghese esiste e viene apprezzata e permessa forse solamente per dress code molto privati e lontani da occhi indiscreti.
Lungo le ampie strade principali, alcuni fondi di negozi vuoti e abbandonati stridono con aiuole perfette e vie asfaltate alla perfezione.
Una discontinuità architettonica che non mi convince. Diciamo che vista una volta, basta così.
Esiste solo una regina, se si vuole vedere la vera magia degli Emirati. La regina è Dubai.
Dubai negli ultimi anni è esplosa come una rosa a maggio. Tutto risplende, un impatto potente, tutto quello che si immagina a Dubai c’è.
Al posto delle gru, il superbo Burj Khalifa spicca il volo fino a 830 metri di altezza sovrastando tutto e tutti.
Dubai è Manhattan nel deserto, è la Palma che costruita in mare a tratti somiglia alla Croisette di Cannes coi principeschi palazzi bianco meringa.
È lo chic, il grande lusso, lo sfarzo, il potere. È il domani già oggi, è la libertà di abitare in un paese dove la sicurezza pubblica esiste ancora.
Certo, non è bella come le Dolomiti, non ha il mare della Sardegna, non è Firenze, né Roma, né Venezia.
Ma Dubai rappresenta la lussuosa città del futuro dove è possibile sciare a 50 gradi o fare il bagno in mare guardando il deserto. E’ una terra di contrasti e delle contraddizioni, è la nuova frontiera, è il crocevia più importante al mondo con un aeroporto grande come la Liguria col duty free più pazzesco di sempre.
Il petrolio ha aiutato molto, ha permesso di seminare e far crescere un vero e proprio fenomeno. Ora, attività collaterali e congressuali di interesse mondiale hanno messo le radici in questa città dove si incontra perfettamente l’Oriente con l’Occidente. I grandi alberghi nascono come funghi, tanti sono gli italiani che scelgono di lavorare e vivere là.
È sera, prendiamo un taxi di grossa cilindrata guidato da un driver con camicia stiratissima. Chiediamo di fare un giro nella notte, per un’oretta. Ci facciamo abbagliare dalle luci della Marina, dalle superstrade, dagli hotel a tante stelle fra Limousine, tacchi alti come grattacieli e valigie griffate.
La Jumeirah corre parallela al mare con i suoi palazzetti color marshmallow e i lussuosi negozi che spuntano discreti dal piano terra. Tutto fa pensare più a Rodeo drive che al Medioriente. Per me è la zona più vivibile, quella che somiglia un po’ di più al mondo occidentale con il lungomare, le cliniche di medicina avanzata e le molte scuole private.
Bello il giro, bellissimo il ricordo che conservo.
Si risale su un aereo diretto a casa, partiamo chiacchierando del viaggio che non volevo fare e se davvero non lo avessi fatto, avrei sbagliato.
Grazie Titti.
Il mondo è grande, tutto diverso e imprevedibile. Mai rinunciare a vedere ciò che si pensa non possa piacere. Il mondo va visto per decidere dove non tornare più o ritornare ancora e magari ancora.
Oman, terra del passato, mi hai incantata. Spero di vederti presto magari passando ancora una volta dalla città del futuro, dalle luci abbaglianti e dal lusso di Sua Maestà Dubai.