Prince Rogers Nelson nacque a Minneapolis, Minnesota il 7 giugno 1958, dalla madre cantante di jazz Mattie Della (nata Shaw) e dal padre pianista e scrittore di canzoni John Lewis Nelson. I suoi quattro nonni venivano dalla Louisiana. Prince iniziò a scrivere musica a 7 anni; suonava 27 strumenti – da autodidatta – a con questi produsse una canzone innovativa dopo l’altra fondendo suoni del pop, R &B, rock, soul, jazz e funk. Era un musicista, un ingegnere, un attore, un innovatore, un’icona della moda e la definizione più stretta di “cool”. Per lui lo scopo della vita era vivere nella totale libertà di esprimere il proprio essere senza paura per ciò che gli altri possano pensare.
Il “Minneapolis sound” si impose grazie alla miscela ibrida di funk, rock, pop, R&B e New Wave di Prince. Ha influenzato altri musicisti ed il suo successo ha aiutato a lanciare altri successi musicali a Minneapolis. Agli inizi degli anni ’80 la mega squadra produttiva di R&B Jimmy Jam & Terry Lewis creò il gruppo musicale che divenne The Time, alla quale si unì Morris Day e faceva tour d’apertura ai concerti di Prince. La squadra continuò a produrre artisti quali Janet Jackson, Sounds of Blackness, Boyz II Men, Alexander O’Neal, Cherrelle e Patti LaBelle.
Ogni abitante del Minnesota sa perfettamente dove si trovava il 21 aprile 2016 quando apprese della scomparsa del più iconico artista dello stato. Ammirato dai critici musicali e amato da milioni di fan in tutto il mondo, Prince rimase fortemente legato alla sua città natale tanto da decidere di risiedervi per 57 anni. A Minneapolis Prince era onnipresente. Soleva dire: “I like Hollywood,” ma “I just like Minneapolis a little better.” Andava in bici fino al Minnesota Landscape Arboretum di Chanhassen a tre miglia ad ovest di Paisley ove abitava; si presentava spontaneamente al Caribou Coffee a Chanhassen e pagava con una banconota da $100 lasciando il resto di mancia solo perché non aveva le tasche nei pantaloni fatti fare su misura.
Poteva infilarsi nel retro di un palco nelle serate di domenica e lunedì al Bunker’s dove i componenti del suo gruppo musicale New Power Generation con Sonny Thompson e Michael Bland ancora suonavano, e si univa a loro sul palco. Prince amava sostare in un prato e ammirare il cielo che cambiava i colori dal grigio al viola. Ci sono tantissimi posti nelle Twin Cities (Minneaoplis-St.Paul) ove si può ritrovare l’impronta di Prince. First Avenue é il locale notturno famoso dal 1970 ed ubicato in un ex deposito di bus Greyhound, luogo d’iniziazione di qualsivoglia gruppo musicale per cominciare l’avventura dello spettacolo nelle Twin Cities, incluso Prince, oltre a gruppi quali The Replacements, Hüsker Dü, Soul Asylum, Semisonic, American Head Charge, Atmosphere, Brother Ali, Dillinger Four, Dosh, The Jayhawks, Curtiss A e tanti altri.
Prince trovò la sua seconda casa a First Avenue: gli piaceva il locale per la sua reputazione controcorrente e per l’acustica eccelsa, ma anche per il semplice fatto che era uno dei pochi club nel centro di Minneapolis che accettava musicisti afro-americani. Il suo manager, Steve McClellan, prenotava regolarmente concerti R&B sia nel salone principale del First Avenue sia nell’attiguo 7th Street Entry, compiacendosi del pubblico diverso che Prince riusciva ad attirare. Nel corso degli anni Prince vi tenne nove concerti ed un numero di jam session spontanee e spettacoli con altri artisti. In tutto questo periodo Prince provò nuove forme musicali, nuovi elementi nel suo gruppo e nuovi stili, creando empatia con il suo pubblico e regalando alla sua città una star con la quale identificarsi.

Fu proprio in questo locale che fu registrato nel 1983 l’album dal vivo “Purple Rain”. Un anno dopo divenne anche una delle location per scene del suo film Purple Rain. Il club per l’occasione chiuse per 25 giorni dalla fine di novembre alla fine di dicembre; la truppa cinematografica installò nuove luci e costruì un nuovo palcoscenico, ancora oggi esistente. Ma la pubblicità che il film regalò a Fifth Avenue risultò un vero e proprio boomerang per il successo del locale, tanto che alla sua riapertura nel luglio 1984 attirò nuovi fan e curiosi che desideravano visitare il luogo ove Prince aveva regnato. Fu anche la salvezza economica del locale che non viaggiava in buone acque e riuscì grazie a Prince a rimanere in vita. Si trova al 701 First Ave. N., Minneapolis.
È un po’ l’hub della musica con tanto di 500 stelle in bella mostra con i nomi di artisti che qui si sono esibiti: la Star Wall leggendaria di questa stazione art deco ospita anche la stella di Prince, dipinta d’oro dopo la sua morte. Il film vinse l’ Academy Award per Best Original Song Score con la canzone Purple Rain. La casa di Kid nel film “Purple Rain” é al 3420 Snelling Ave., Minneapolis.
Il Glam Slam nel downtown di Minneapolis é il vecchio nightclub di Prince al 110 North 5th St. aperto alla fine del 1989 a con il nome della sua canzone “Glam Slam” dall’album “Lovesexy” del 1988. Dopo otto anni fu venduto da Prince al suo ex manager Gilbert Davison nonchè presidente anche di Paisley Park, e fu poi rinominato The Quest. Il club divenne uno dei locali notturni di punta della città, in concorrenza per i concerti dal vivo con First Avenue. Fu chiuso nel 2006 a causa di un incendio e l’edificio riaprì successivamente come Epic, nuovamente chiuso nel 2013 ed attualmente sede del nightclub Cowboy Jack’s dell’omonima catena di locali presente in varie città statunitensi.
Il Sound 80 che oggi si chiama Orfield Labs, a sud di Minneapolis, ha una lunga tradizione con la storia dei successi musicali. Infatti, furono i primi a ideare e diffondere la registrazioni digitali. Qui Prince registrò numerosi brani alla fine degli anni ’70 con il suo manager d’allora, David Z. Questo studio al 2709 East 25th St, Minneapolis coinvolse molti artisti locali ed é conosciuto anche per aver registrato nel 1974 “Blood on the Tracks” di Bob Dylan e nel 1977 “Izitso” di Cat Stevens, oltre ad alcune registrazioni demo nel 1977 del primo album di Prince “For You”. “Sound 80 Studios, The World’s First Digital Recording Studio” si può visitare su appuntamento, facendo la richiesta online.
Il suo legame con il campo dell’acustica lo fa rientrare nel Guinness Book of World Records grazie alla Anechoic Chamber, che é stata definita la “Quietest Place on Earth” almeno fino al 2015. In questo spazio -infatti – non esiste eco e il suono é assorbito al 99,99%. E’ usato da vari produttori per testare i volumi e la qualità del suono dei propri prodotti, ma una persona potrebbe avere allucinazioni causate da disorientamento. Sempre in tema di ascolto si può andare al Dakota Jazz Club al 1010 Nicollet Mall, Minneapolis ove Prince si presentava spontaneamente, dando sostegno ai musicisti locali.
Tenne una serata nel gennaio 2013 esibendosi in una sala che normalmente può accogliere fino a 250 persone: fu spettacolare per i fan del musicista poter avere un contatto così intimo, un privilegio ascoltare la sua chitarra e i brani anche poco conosciuti della sua carriera. Il locale é una rara gemma nello scenario dell’intrattenimento delle Twin Cities; fondato nel 1985 a St.Paul, il Dakota Jazz Club & Restaurant si spostò nel centro di Minneapolis ed è uno dei locali che serve un vero e proprio menù ristorativo abbinato a spettacoli di classe mondiale, 7 sere la settimana. Prince quando lo frequentava, entrava da un accesso di servizio per non farsi notare e sedeva in un tavolo messo al riparo dagli sguardi dei fan. Due notti prima della sua morte, era appunto seduto al suo tavolo per ascoltare la cantante Lizz Wright.
Tra i vari luoghi del nostro pellegrinaggio a Minneapolis, merita una visita The Electric Fetus nell’ Uptown per ottimi acquisti musicali, considerando che dispone di un’eclettica collezione musicale di CD, oltre a fantastici ricordi e souvenir in stile Prince. In questo negozio Prince amava comprare musica ed era regolare cliente. Chi vuole integrasi allo stile di Prince può trovare l’ iconica marsina viola o altrimenti una collezione di poster del musicista (al 2000 Fourth Ave. S., Minneapolis). Sempre in Uptown nell’aprile 2016 l’artista rock di Bloomington – “Cyfi” Martinez – ha dipinto un murale sulla parete di un edificio del quartiere.

E già che siamo a Bloomington, per amanti di memorabilia l’abito arancione che Prince indossò nel suo tour del 1987 “Sign o’ the Times” é esposto all’ Hard Rock Cafe al Mall of America. Chi invece cerca i vinili di Prince li trova a St. Paul’s da Agharta Records, con un personale d’alto livello ed esperto. Il coronamento di tutti i luoghi di Prince rimane senza ombra di dubbio Paisley Park a Chanhassen, a 32 km. a sud-ovest della città, sua residenza per lungo tempo ed anche studio di registrazione. Paisley Park Records era l’etichetta musicale di Prince che fu distribuita ed in parte finanziata dalla Warner Bros Records a seguito del film e dell’album “Purple Rain” nel 1985.
L’etichetta condivideva il suo nome con il complesso di registrazione di Prince, i Paisley Park Studios a Chanhassen. Centinaia di musicisti hanno registrato in questo spazio nell’arco di trent’anni. Paisley Park Records chiude nel 1994 ma Prince continua a vivere e registrare musica a Paisley Park fino al giorno della sua morte. Di notte Paisley Park s’illumina di viola e di giorno questo complesso di 6.000 mq si inserisce nel suo habitat, Chanhassen sobborgo di Minneapolis che viene decantato per la sua qualità di vita e vanta residenti proprietari delle proprie case.

L’architetto Bret Thoeny ideò per l’artista un edificio ove potesse registrare i suoi album, fare film, fare le prove di tour mondiali e ospitare il suo atelier di moda. Questo luogo fu trovato per caso nella metà degli anni ’80. Oggi é gestito dalla Graceland Holdings con regole ben più ferree della Graceland di Elvis Presley: sono vietati cellulari e macchine fotografiche. Ma ad onor di Paisley Park non é mai stata come Graceland, poiché non é stata unicamente un’abitazione. Infatti, dopo l’album di Prince Lovesexy, furono registrati album di altri artisti a Paisley: Madonna con Like a Prayer, Paula Abdul con Forever Your Girl.
Prince seguì l’esempio di George Lucas che dopo Star Wars, non volle aver nulla a che fare con Hollywood, obbligando tutti ad andare da lui. L’architetto fece un modellino di Paisley Park in 3-D e lo inviava a Prince dovunque si trovasse. Oggi nell’atrio dell’edificio c’é un modellino in scala che é l’urna con le ceneri di Prince, richiesta dalla famiglia Nelson dall’azienda Foreverence, che ha disegnato anche le urne per Lemmy Kilmister dei Motörhead (a forma di cappello nero) e per Bob Casale dei Devo.

L’atrio luminoso di Paisley, accogliente e ampio, é stato disegnato in modo che la luce solare vi entri dal tetto e che vi penetri la notte stellata simbolizzando così l’energia creativa.
Le pareti mostrano nuvole viaggianti dipinte per ricordaci di lasciare andare e far scorrere. Le stanze che fiancheggiano l’atrio mettono in bella mostra i diversi album e i successi quali Diamonds and Pearls e Love Sexy, un paio di sue chitarre preferite e una parete piena di premi musicali e album di platino. Ricordi di concerti e film adornano le diverse stanze, ivi compresa le sua moto viola. Una delle prime cose che si vede facendo un tour a Paisley Park é la miniatura di Paisley esposta nell’atrio accanto alla Little Kitchen dove Prince si preparava le frittate e i pancake in padella, una sua specialità per quel poco cibo che soleva prepararsi.
Lo Studio B conserva un suo cappello su un pianoforte, esattamente dove Prince effettivamente lo lasciò; il tavolo da ping pong é una testimonianza della sua leggendaria bravura in questo sport. Candele finte spiccano ovunque per replicare quelle vere che Prince teneva accese ovunque. Accanto allo Studio B c’è la “galaxy room” piena di luci ultraviolette, disegni di pianeti e cieli stellati per la sua piccola stanza di meditazione.
Ma dove si sente Prince in maniera palpabile é nella mostra dei suoi abiti, di foggia fatta con precisione, in una dimensione piccola: il favoloso abito fatto su misura per Under the Cherry Moon, la giacca di jeans con le spille da balia, la spalline borchiate.
L’anima di Prince instancabile lavoratore é nei bloc-notes con i suoi appunti che inviava alla sua casa discografica, senza alcun compromesso ma con il cuore aperto. Il filmato di Prince che si esibisce al Super Bowl è proiettato nel gift shop shop benché il negozio non venda assolutamente la sua musica, lasciando che la gente si rifornisca da Electric Fetus. Nella NPG Music Club Room, stanza intima, ci si accomoda sui vaporosi divani viola ove sembra di poter sentire la presenza del genio di Prince mentre guarda sullo schermo i film dei suoi spettacoli, tra i quali il suo preferito Finding Nemo.
Paisley Park é un complesso un po’ misterioso e sacrale ove tutti i fan di Prince gli rendono omaggio e lasciano fiori e messaggi. Ci sono vari tour da scegliere, con diversi prezzi, tutti comunque da prenotare in anticipo. Chi acquista il biglietto VIP ha l’opportunità di registrare da vivo nello Studio B di Prince. L’esperienza “Paisley Park After Dark” é un party danzante che anima per ore l’ NPG Music Club. I sabato sera si proiettano film di Prince e filmati rari dei suoi concerti. La domenica mattina, invece si serve il brunch. I tour offrono uno sguardo approfondito alla misteriosa e quanto più eccentrica vita di Prince, includendo anche la performance hall e gli studi di registrazione privati della residenza, nonché i reperti dei suoi album di successo; 7801 Audubon Rd., Chanhassen, Minnesota.
Da non mancare il murale di Chanhassen: 12 metri, dipinto nel giugno 2016 col colore preferito da Prince da un artista della Nuova Zelanda – Graham “Mr. G.” Hoete – poco dopo la scomparsa dell’artista pop, sul muro del Chanhassen Cinema al 570 Market St.. Altri graffiti si trovano nel Graffiti Tunnel di fronte alla strada da Paisley Park. Il tunnel va sotto la strada e alla sua entrata si vedono dei graffiti viola, messaggi e simboli, immagini che accompagnano fino all’altra estremità del tunnel adornata da una recinzione con nastri viola, poster, lettere a schizzi di artisti.
Sul lato dell’edificio 424 sulla Washington Avenue nel quartiere di North Loop nel centro di Minneapolis, c’é un altro murale dedicato a Prince. Lo si deve grazie alla catena dei Floyd’s 99 Barbershop ed è stato dipinto da un artista importante di Los Angeles, Jonas Never. Jonas dipinge, infatti, i murali su tutti gli edifici dei barbieri Floyd’s negli Stati Uniti. Il murale in questione si basa sull’immagine di Prince durante il suo tour Purple Rain a Long Beach, California nel 1985 ed è uno dei più recenti nella città natale di Prince.
Sempre per mano di Rock ‘Cyfi’ Martinez l’artista del murale nel quartiere di Uptown, all’aeroporto di Minneapolis al Terminal 1 a gennaio del 2020 é stato piazzato un murale composto da sei pannelli e raffigurante “I Would Die 4 U” dall’album Purple Rain, dopo che fu aperto anche un negozio dedicato a Prince nel giugno 2019, ove si propone vestiario e musica del leggendario musicista oltre ai biglietti per i tour a Paisley Park. Parrebbe che il gigantesco pannello rimanga visibile fino al gennaio 2021 quale parte di una mostra a rotazione in aeroporto.
L’ultima dedica a Prince è la Purple Raindrop, scultura di metallo e luogo ove sedersi, alta più di 4 m. e dipinta del tono di viola definito Purple Reign. La scultura onora Prince, la sua iconica “Purple Rain” ed il suo maggiore contributo alla musica. L’artista é Osayande di Minneapolis che ha partecipato a questo progetto d’arte pubblica nelle Twin Cities.
Con Captain Randy si può effettuare un tour di tutte le location di Prince: è un esperto appassionato e ottimo narratore.
Olga Mazzoni