A casa dell’indimenticabile Alberto Sordi

Per noi romani, specialmente quelli più maturi come il sottoscritto, transitando in Piazza Numa Pompilio, per imboccare via Druso direzione San Giovanni, oppure via delle Terme di Caracalla direzione Circo Massimo, quante volte abbiamo pronunciato la frase “quella è la casa de Arberto Sordi”.

Non è un errore, perché il romano spesso la lettera elle, la pronuncia come se fosse un’erre.

Quella villa che tutti sapevamo fosse abitata dal grande attore e dalle sue sorelle, rappresentava un punto di riferimento e tutti abbiamo fantasticato su cosa ci potesse essere oltre quel muro.

Alberto Sordi, anche quando dopo tanta gavetta, divenne l’attore famoso e ricco, rimase sempre uno di noi, e per questo, quando mori il 24 febbraio del 2003, Roma fu invasa da migliaia di persone che volevano rendere l’ultimo saluto al nostro indimenticabile Albertone.

Nel centenario della sua nascita, avvenuta il 15 giugno del 1920, la Fondazione Sordi, ha pensato di trasformare la Villa in una Casa Museo, dando modo di poter finalmente accedervi.

La mostra si sarebbe dovuta tenere dal 07 marzo al 29 giugno e causa Covid è stata rimandata a settembre 2020, fino al 31 gennaio 2021.

Anch’io come tanti romani, e come quei pochi turisti che sono a Roma in questi giorni di pandemia mondiale, ho finalmente coronato quel desiderio che mi portavo dietro da tanti anni.

Ho partecipato alla visita guidata organizzata da Turismo Culturale Italiano (v’invito a vedere sul loro sito la programmazione delle visite che si possono fare a Roma) all’interno della villa.

Dall’idea che me ne ero fatto, dalle immagini che avevo visto prima in televisione, dal mistero che comunque avvolgeva quel luogo, pensavo di entrare in una villa di quelle faraoniche, spropositate, esagerate.

Nulla di questo.

La villa è bellissima, i suoi interni sono impreziositi da mobili antichi, quadri di artisti famosi, sculture, che abbelliscono la casa, però non vi è nulla che possa far emergere dei contrasti tra la casa e quello che era Alberto Sordi, come tutti lo ricordiamo.

Essendo la casa di un artista, inevitabilmente si respira l’atmosfera che può possedere una casa cosi importante. Una delle preziosità è il teatro interno alla villa, dove Alberto rivedeva i suoi film con pochi intimi. L’intimità è quello che caratterizza gli ambienti. In quella villa Alberto viveva con le sue due sorelle e con i domestici.

La biografia personale e professionale di Alberto Sordi credo che la conoscano tutti ed è superfluo ripercorrerla in quest’articolo.

Nella parte esterna della sua villa, dove c’era la piscina, è stato aggiunto un padiglione (non proprio il massimo dal punto di vista estetico) che ospita tutto quello che riguarda la storia artistica di Alberto Sordi: costumi di scena, oggetti usati nei suoi film, locandine, interviste, dirette televisive.

Sicuramente la cosa che ci fa emozionare solo a vederla è la moto che lui usò durante le riprese di “un americano a Roma” un film che ha suggellato una pagina di storia del cinema mondiale.

Cammini in quelle stanze e sembra che da un momento all’altro, possa venirti incontro Alberto perché il suo ricordo è ancora così impresso nelle nostre memorie.

Non so se la mostra sarà protratta. Probabilmente vista la richiesta ci possono essere buone possibilità che questo avvenga, perché un posto come questo merita di rimanere un luogo che tutto il mondo che viene a Roma dovrebbe visitare come tappa finale di un tour romano sui luoghi di Alberto Sordi.

La sua casa natale (a quei tempi erano più i bambini che nascevano in casa che in ospedale) in via di San Cosimato nel quartiere di Trastevere, dove Alberto nacque il 15 giugno del 1920. Suo padre era Pietro, concertista di tuba al Teatro dell’Opera e la madre Righetti Maria, insegnante di scuola elementare.

La casa fu distrutta nel 1936 per edificarci un grande complesso della Santa Sede. Al numero civico 12 della stessa via, rimane comunque una targa a ricordo della nascita del grande attore.

Le successive abitazioni furono in via Giacomo Venezian per poi andare oltre il ponte e stabilirsi in via dei Pettinari, angolo via delle Zoccolette, dove Alberto rimase fino al 1958.

Questa casa in via dei Pettinari, si collega a un altro grande attore della cinematografia romana e mondiale che è Carlo Verdone, da tutti considerato l’erede di Alberto Sordi.

Le finestre della casa della famiglia di Alberto erano frontali a quella di Mario Verdone, il papà di Carlo, che essendo a quell’epoca piccolino, era spesso redarguito dalle sorelle di Alberto per gli schiamazzi.

La Garbatella, un quartiere che già di se stesso dovrebbe essere inserito in un tour di Roma. In questo quartiere abitarono le due sorelle di Alberto Sordi in una casa vicino al Teatro Palladium e pertanto l’attore frequentò molto la Garbatella.

Il quartiere e in particolare l’oratorio di San Filippo Neri, in via delle Sette Chiese, fu fonte d’ispirazione per il personaggio radiofonico “Mario Pio compagnuccio della parrocchietta.”

Nel 1957 Alberto Sordi, viene a sapere da un suo amico che è in vendita quella villa, di fronte all’imponente parco archeologico delle Terme di Caracalla. Alberto la va a vedere se ne innamora, la compra al prezzo di 80 milioni di lire, sottraendola al suo grande amico Vittorio De Sica.

La leggenda narra che quando Vittorio lo venne a sapere e manifestò il suo disappunto, Alberto gli rispose: “c’avevi i sordi? (avevi i soldi?) No e perciò me la so comprata io”

Come già detto in precedenza, Alberto visse in questa casa con le due sorelle (in ultimo solo con Savina) fino alla scomparsa avvenuta il 24 febbraio del 2003.

Questi sono i luoghi legati alle dimore di Alberto Sordi, però tutta la città fu un grande set dei film di Albertone, anche se molte delle scene furono girate a Cinecittà, o per esempio il Palazzo del Marchese del Grillo non è quello realmente esistente a Roma e ubicato nella omonima via “Salita del Grillo” nel quartiere Monti.

Altro luogo dedicato al grandissimo attore, è la Galleria Alberto Sordi che fa da collegamento tra Fontana di Trevi e Piazza Colonna e via del Corso. Un luogo che per tanti anni era stato abbandonato nel degrado, finalmente riportato ai suoi antichi splendori, dedicata appunto ad Alberto Sordi.

Un luogo che oggi è uno dei luoghi più belli di Roma, con importanti negozi, un bar al centro della Galleria, la libreria Feltrinelli.

Da ricordare anche che Alberto Sordi, ai tempi della giunta Rutelli, per festeggiare il suo ottantesimo compleanno, fu nominato simbolicamente per un giorno Sindaco di Roma.

Resta nella memoria di tutti le scene di lui che arriva al Campidoglio, indossa la striscia tricolore (conservata all’interno della sua villa) e prende l’investitura da sindaco.

Quando gli chiesero cosa volesse fare, una delle cose che lui disse che avrebbe voluto era Roma senza le automobili, perché Roma conserva un patrimonio di bellezza unico al mondo e quindi si deve avere il massimo rispetto verso di essa.

Trovandovi a visitare la casa di Alberto Sordi, vi consiglio quando uscite, di imboccare via delle Terme di Caracalla, direzione Circo Massimo e raggiungere l’ingresso delle Terme. Il costo del biglietto è di dieci euro ma sono spese bene, perché entrerete in quelle che erano le terme più grandi dell’Impero, inizialmente costruite sotto Settimio Severo nell’anno 212 e completate nel 217 dal figlio di Caracalla.

Un complesso archeologico imponente, dove passeggiando tra i resti di quello che furono le Terme, ci si immagina quale sfarzo, quale eleganza, quale imponenza, potessero avere.

Le Terme di Caracalla spesso ospitano concerti o nel periodo estivo il Teatro dell’Opera si trasferisce qui e assistere ad una rappresentazione in questo luogo, regala un’emozione indimenticabile.

Per concludere questo articolo penso che la migliore cosa sia riportare alcune delle frasi tratte da suoi film o da interviste che molti di noi conoscono a memoria:

“Roma non è una città come le altre. È un grande museo, un salotto da attraversare in punta di piedi.”

“La pennica è sacra: un’ora e mezza a letto ogni giorno dopo pranzo. Sto disteso e godo nel sentire i clacson in lontananza. Quelli della gente che sta in macchina, in coda, suda, si affanna. Io ridacchio fra me e me e penso: ma ‘ndo annate?”

“Il marchese del Grillo nun chiede mai sconti: paga o nun paga… e io nun te pago!”

“Vedi, Paolino, tua madre è una grande donna, e noi dobbiamo avere per lei un grande rispetto. Ma ragiona come una donna.”

Un caro pensiero da un romano a chi della romanità ne ha fatto tesoro.

Ciao Alberto.

Santo David

Agente di Viaggi