Babbo Natale, era uno sciamano?

Chi si è mai chiesto da dove proviene, l’origine di Natale? Da dove arriva il mito di Babbo Natale? Da quando esiste? Questa figura è tutta simbolica cosi come tutto ciò che lo circonda!

Ma oltre alla sua immagine, esistono molti altri simboli, come: il vischio, l’agrifoglio, la stella, gli animali, i cibi… cerchiamo di riscoprire quali significati hanno queste usanze tra curiosità, leggende e non!

Iniziamo a capire l’immagine di oggi, purtroppo commerciale, della figura di questo simpatico vecchietto vestito di rosso, con barba di un bianco candore, panciuto e che viaggia nei cieli stellati con slitta e renne a distribuire i doni.

Ritroviamo la stessa figura simbolica nel personaggio di San Nicolas: barba lunga che viaggia a dorso di un asino. Infatti in molte regioni francesi si festeggia il 6 dicembre la San Nicolas, molti bambini lasciano sotto l’albero un bicchiere di vino per Babbo Natale e una carota per il suo asino. Ma anche questa figura è cambiata  nel tempo… simbologia identica per i personaggi che sono stati adattati  al tempo.

La leggenda da San Nicolas risale tra il 250 e il 270, Nicolas di Myre, chiamato anche Nicolas di Bari è nato a Patara in Asia Minore e fu il successore di un vescovo di Myre. Nel suo tempo, Nicolas di Myre era stato il protettore dei bambini, delle vedove e dei deboli. Fu generoso e benevolo.

All’epoca l’imperatore Diocleziano regnava su tutta l’Asia Minore e perseguitava i cristiani, Nicolas temendo di essere imprigionato andò in esilio. Sarebbe deceduto il 6 dicembre del 343, vittima delle persecuzioni sotto l’impero romano.

Sepolto a Myre, le sue ossa furono rubate nel 1087 da mercanti italiani e portate a Bari in Italia. Miracoli numerosi gli sono stati attribuiti, oggi è il patrono di diverse corporazioni, dei navigatori, prigionieri, avvocati e celibi! Ma le sue ossa sono contese tra Venezia e Bari.

In Alsazia, San Nicolas tra la notte del 5 al 6 dicembre passa nelle case a portare frutta secca, dolci, cioccolato e pan di spezie. Spesso accompagnato da un personaggio vestito di nero con grande cappuccio e grandi stivali chiamato “Père fouettard”  che ha compito di portare carbone, patate e cipolle ai bambini cattivi… viene anche rappresentando con corna e coda. Si racconta che sia una leggenda, in realtà, il personaggio ha un origine storica ben precisa!

Durante un assedio nella città di Metz (Lorena) dalle truppe di Carlo V nel XVI secolo, gli abitanti della città assediata prendevano in giro l’immagine dell’imperatore bruciando un manichino con la  sua figura e quest’ultimo era chiamato proprio “Père fouettard”.

Andiamo avanti!

Ecco, la costruzione di un mito anche se è San Nicolas che ha ispirato l’immagine di Babbo Natale, sciamano tribale e custode del fuoco.  La riforma protestante del XV secolo sopprime la festa di San Nicolas in alcuni paesi in Europa, ma gli olandesi tennero il loro “Sinter Klaas” e la sua distribuzione di giocattoli. San Nicolas viene per così dire importato negli sati Uniti nel XVIII secolo da emigranti tedeschi o olandesi e diventa “Santa Klaus”, subisce una trasformazione sia nell’abbigliamento che culturale per trasformarsi in un “Babbo Natale” più conviviale.

Nel 1821, Clement Clarke Moore, scrive una favola di Natale per i suoi bambini dal titolo “La notte prima di Natale” dove Babbo Natale appare nella sua slitta trainata dalle renne. Sempre quest’autore, scrive un articolo nel giornale “Sentinel” di New York il 23 dicembre 1823 dove racconta di gnomi che distribuiscono regali ai bambini dal camino spostandosi con una carriola trainata da 8 renne.

Una renna fu aggiunta da Rudolf Steiner nel 1939 di nome “Rudolf” la quale aveva l’incarico di fare luce sulla strada di Babbo Natale con il suo naso rosso luminoso…

Ma è stato Thomas Nast (1863) l’autore che ideò il Babbo natale panciuto, gioviale con barba bianca a accompagnato da le renne. Nel 1865, inventò il percorso di santa Klaus che parte dal Polo Nord per arrivare negli Stati Uniti, ufficialmente la sua residenza segreta è fissata a nord di Rovaniemi, dal nome impronunciabile “Korvatunturi” in Finlandia.

Un anno più tardi, lo scrittore Georges P. Webster precisa che la fabbrica dei giocatoli cosi come la casa di Babbo Natale sono nascoste dal ghiaccio e dalla neve del Polo Nord.

Poi nel 1931, la Coca Cola ha un colpo di genio. Chiede a Haddon Sundblom di disegnare il vecchio signore mentre beve la Coca Cola per riprendere forza mentre distribuisce i giocatoli ai bambini e incrementare le vendite. Cosi i bambini sono invogliati a berne durante l’inverno; il disegnatore lo veste con i colori della Coca Cola, rosso e bianco. Questo nuovo look e il successo della pubblicità fece di questo vecchio signore il maestro planetario della notte magica di Natale!

Dal 6 dicembre ci spostiamo al 25 dicembre… ci sono stati movimenti di protesta da parte dei cattolici, perché quella notte tra il 24 e il 25 dicembre era quella della nascita di bambin Gesù!!!

La data del 25 dicembre in realtà diventa officiale solo nel IV secolo; la chiesa la fisserà il 25 ma coincide con la festa romana  del “ Sol Invictus” il sole trionfante, nascita del Dio Mitra.

Le feste di Natale esistevano ben prima della nascita di Gesù (lo vediamo più avanti quale poteva essere una data) e dall’antichità i popoli della terra la celebravano in vari modi.

Il passaggio del Solstizio d’inverno che riflette il trionfo finale della luce sulle tenebre; prima del 25 dicembre, esistevano ben 66 feste pagane che celebravano il vittorioso passaggio della luce.

Vediamo alcune:

  • Le Saturnali, dal 17 al 24 dicembre, i romani celebravano “il regno di Saturno” Dio delle semenze e degli agricoltori. Bevendo e mangiando, regalando doni ai bambini, questa festa è il sinonimo della libertà e del mondo alla rovescia. In quel periodo dell’anno gli schiavi diventavano padroni e i padroni schiavi. Cosi i romani capivano meglio la vita e il modo di vivere dei loro schiavi. L’ultimo giorno oltre ai festini, la case erano decorate di piante verdi.
  • La festa dei Matti, nel medioevo i Saturnali vengono sostituiti alla festa dei Pazzi. Si svolgeva il 25 dicembre oppure il 6 gennaio, giorno dell’anno chiamato Epifania. È l’unico giorno che rovescia i valore della società e della chiesa cattolica; i domestici prendono il posto dei loro padroni. La folla metteva alla rovescio gli abiti sacerdotali e si imitavano le messe. Questa festa fu vietata più volte, poi sparì definitivamente nel XV secolo.
  • I greci festeggiavano la loro Helia da Helios, il Sole
  • Anche nelle feste scandinave, il personaggio centrale del Solstizio d’inverno era Odino, rappresentato come un benevole vecchietto con abbondante barba bianca che lottava contro i demoni del ghiaccio e delle neve.

Si pensa che la data per fissare la presunta nascita di Gesù fu adottata dalla Chiesa verso il 532. Però si ha una prima notizia di una festa di Natale a Roma che risale tra il 336 ed il 352. In Oriente, invece nascita e battesimo  di Gesù era il 6 gennaio ma anche il miracolo di Cana.

Interessante sapere che in Egitto si festeggiava la nascita del Dio Eone cioè Osiride dalla vergine Kore. Verso la mezzanotte, gli iniziati si riunivano e all’alba lasciavano il luogo sacro portando  sé  una statuetta di un bambino e non appena sorgeva il sole recitavano: “la vergine ha partorito, la luce cresce” oppure esiste un’altra versione “il Grande Re, il benefattore Osiride è nato”. Pare che alla nascita del dio, dal cielo risuonasse una voce “il signore dell’Universo è venuto alla Luce” scendendo in processione lungo il fiume Nilo per raccogliere l’acqua che si sarebbe trasformata in vino… vi ricorda un altro episodio?

In Luca, troviamo: “oggi è nato per voi il redentore”. Non sono simili?

Anche i dettagli sono interessanti, quelli che noi ancora oggi abbiamo, ad esempio:

  • L’albero di Natale: già dal XI secolo, gli abeti vengono posti sotto i portici delle chiese. È il simbolo della vita nel cuore dell’inverno, albero splendente e ricordi ancestrali di un mondo pagano. L’albero è anche un simbolo cosmico oltre che solare, trait d’union tra la Terra (le sue radici) e il Cielo (i suoi rami).
  • La corona dell’Avvento: è un antico simbolo dai molteplici significati. Quelle tonde, ricordano il Sole e annunciano il suo ritorno; è un cerchio che ci ricorda che il tempo di questa festa ci ritorna ogni anno. Pare che le prime corone appaiano nel Nord della Germania nel XVI secolo per preparare i cristiani alla festa di Natale dopo 4 settimane. La corona è fatta da pezzi di albero di pino sempre verde  per significare la vita, annodata con un astro rosso con pigne. Questa corona solitamente viene utilizzata come centro tavola con 4 candele  oppure messa sulla porta d’ingresso di casa. Le 4 candele accese solo il simbolo della luce di Natale, speranza e pace. Ogni domenica del periodo dell’Avvento, si accende una candela. Oggi, nelle chiese si accendono progressivamente, ma il simbolismo non è espresso!

In Svezia invece, la corona è destinata alla festa di Santa Lucia, il 13 dicembre.

Per il cattolicesimo, le candele simboleggiano le tappe per salutare l’arrivo del Messia.

Interessante ritrovare nel periodo dell’Avvento – pochi lo sanno – sette antiche Antifone (si tratta di musiche) che risalgono a papa Gregorio Magno verso il ‘600. Fanno riferimento all’antico testamento come ad esempio l’Antifona del 21 dicembre giorno del solstizio: “O sole che sorgi, splendor un’eterna luce e sole di giustizia, vieni ad illuminarci che siamo nella tenebra e all’ombra della morte”.

  • Il presepe: l’invenzione del presepe è per tradizione attribuita a San Francesco d’Assisi (1181-1226). Avrebbe realizzato il primo presepe nel 1223 nella chiesa di Grecchio e messi all’interno personaggi viventi, gli abitanti del villaggio. Poco a poco si è sparsa questa abitudine sostituendo i personaggi con figure in cera, terra cotta, porcellana o gesso.

Solo in Matteo 2,1 si parla della nascita in una casa, non in una grotta e dei Magi venuti d’Oriente, ma non indica i loro nomi. Allora, chi ha dato loro un riconoscimento?

Vi sono molte discordanze per il luogo dove sarebbe nato Gesù, ma la tradizione ci dice Betlemme dove sarebbe nato anche il re Davide. Infatti da una profezia dovrebbe nascere a Betlemme un suo discendente e che viene ripresa da Vangeli per la nascita di Gesù. Betlemme significa: casa del pane o casa della carne. Altre etimologie fanno riferimento ad un antico santuario di una divinità siriaca: Lehem.

  • Vischio e Agrifoglio: queste piante venivano usate per decorare le capanne dei nativi durante le celebrazioni invernali perché erano viste come il proseguimento dello spirito della vita e si pensava annunciassero il ritorno del Sole.

In una lettera scritta nel 601, papa Gregorio II il Grande, accenna all’usanza locale di costruire dei santuari con rami ramoscelli attorno ai templi pagani e consigliava ai vescovi di lasciare che queste popolazioni continuassero a decorare le vicinanze dei templi cosi da conquistare più facilmente il cuore e la mente di queste persone.

Il vischio era sacro ai greci, ai romani e ai druidi. Si pensava che nascesse quando i fulmini colpivano gli alberi ma senza incendiarli e rappresentava l’energia vitale, cioè l’energia sessuale. Viene considerato un amuleto contro le disgrazie e gli influssi negativi; non di poteva raccogliere con le mani, infatti il capo dei druidi coglieva il vischio con una falce d’oro, lo esponeva al popolo. I druidi attribuivano al vischio proprietà curative immergendolo nell’acqua che distribuivano a chi la desiderava per guarire da qualche male o preservarsi da future malattie. L’acqua era considerata un antidoto contro i sacrilegi e malefici.

  • La stella di Natale: la sua storia sarebbe nata dal regalo di un bimbo che racconta “in un anno non ben precisato, un 25 dicembre un povero bambino entrò in una chiesa per offrire un dono. Ma triste e vergognoso per il piccolo e modesto gesto, il bambino perse una lacrima tra il mazzo di ramoscelli che per miracolo si trasformarono nel fiore più rosso e bello che abbia mai visto.
  • L’Epifania: è una delle feste più importanti, ma declassata in secondo piano dalla vecchietta con la scopa volante. Questa parola significa in greco “Apparizione o Rivelazione”. Si trova solo nel Vangelo di Marco la testimonianza dei Re Magi, sacerdoti pagani che portano doni a Gesù.

L’Oro perché è il sovrano universale. L’Incenso perché divino. La Mirra perché può vincere la morte.

Una leggenda racconta che i Magi ricevettero dalle mani di Maria 3 doni: una pietra staccata dalla mangiatoia, un pane e una fascia nella quale era avvolto Gesù, una volta arrivati al loro regno d’origine, dai doni si sprigionò un fuoco sacro…

Poi, ogni regione o paese aveva le sue usanze. Ad esempio, in Piemonte, si bruciava un ceppo di legno tra Natale e l’Epifania, simbolo dei 12 mesi dell’anno durante il quale il Sole nuovo rappresentato dal legno che si consumava avrebbe nutrito il cosmo e gli uomini con la sua luce e il suo calore.

In Francia si preparava “la buche de Noel” o tronco di Natale (dolce) oppure si cuoceva un grosso pane chiamato “Pain de Calande”; si tagliava un pezzetto sopra il quale venivano incise 4 croci e lo si conservava come un talismano capace di guarire tutti i mali. Il resto del pane veniva distribuito a tutta la famiglia. Mangiare dolci a base di farina è un’antichissima usanza diffusa in tutta Europa, come il famoso panettone… milanese.

Ma non bisogna dimenticarsi di un’usanza antichissima che ancora oggi viene trasmessa verbalmente, di bocca in bocca e solo la notte di Natale: Le Segnature. Magari le nostre nonne la praticavano, servivano ad alleviare mali come il fuoco di Sant’Antonio, l’herpes, slogature e altro ancora.

Comunque, l’arrivo di Babbo Natale sotto qualsiasi forma lo vogliamo vedere, rimane magico per tutti. Anche se nei secoli i riti pagani sono stati sostituiti da quelli religiosi ed hanno perso il loro valore simbolico e di credenza popolare. Non c’è nazione nel mondo in cui non si celebra il Natale o festa della Luce come mi piace definirla.

Buon Natale, Joyeux Noel, Merry Chritmas, Feliz Navidad, Feliz Natal, Frohe weihnachten, Hyvaa joulua a tutti gli esseri sul pianeta terra.

Anna Maria Mandelli

Agente di Viaggi