Stoccolma toccata e fuga

L’occasione di questo piccolo viaggio è stata una vera e propria fuga d’amore.

Ottobre, il ponte festivo di Ognissanti e l’atmosfera autunnale da camino acceso, ha aiutato a sviluppare questa idea romantica. Pensiamo così a Stoccolma, città insolita, fredda e poco conosciuta.

In generale il Nord Europa fino ad allora non mi attirava. La vacanza per me era comunque sempre soleggiata, poco vestita e piena di vita.

Il Nord lo immaginavo noioso, più adatto forse a una clientela agée. Quella volta no, non ho pensato proprio a niente di tutto questo ma presa dal forte entusiasmo ho prenotato il volo, un bell’albergo centrale e preparato un piccolo bagaglio a sentimento.

Arriviamo all’aeroporto di Stoccolma-Skavsta, distante dal centro della città un centinaio di chilometri. Un bus turistico puntuale e pulitissimo provvede al transfer.

Un aforisma azzeccato recita: “i sognatori li riconosci subito perché si siedono dal finestrino”. In due parole, mi descrive.

Per molti chilometri il mio sguardo è puntato al vetro, fotografo con gli occhi una serie di immagini che si susseguono rapidamente.

Stare comodamente seduti e guardare il mondo che passa è una sensazione bellissima. Non è mai una perdita di tempo ma piuttosto un momento intimo di raccoglimento con se stessi e coi propri pensieri.

A poche ore di volo da casa, solo un poco più a Nord, scopro improvvisamente un posto che non assomiglia a nessun altro già visto fino ad allora. Il paesaggio è molto verde, rilassante, la natura è il vero punto di forza, per chilometri non si vedono case o centri abitati.

Tutto intorno a me sembra un immenso campo da golf, i pini sono molti, alti e distribuiti in modo pittoresco attorno a laghi che li riflettono a testa in giù. Mi sembra tutto bellissimo.  Se non ricordo male, ho anche manifestato in diretta, un certo entusiasmo fanciullesco.

Viaggiare a latitudini diverse è sempre interessante: si possono scoprire i colori unici dell’Oceano Indiano o la golden hour più bella del mondo come quella del Magreb.

In questa parte d’ Europa,  in cima al mondo, in questa terra in parte ancora selvaggia che se ti alzi in punta di piedi vedi la casa di Babbo Natale, tutto sa di pulito e di nuovo. Ho scoperto un mondo organizzato ed efficiente, rispettoso della natura e dell’ambiente.

La stagione autunnale al Nord è un po’ una quinta stagione: la transizione dalla luce alle tenebre. Qui il tempo che passa veloce e il brillare del sole sono un’altra cosa rispetto al resto del mondo.

Già a partire da fine estate le ore chiaro sono pochine, a ottobre poi, dopo il pranzo è già buio e la  normale vita cittadina e lavorativa si consuma lentamente in una sorta di semi oscurità.

Per fortuna, al nostro arrivo in centro tutto era ancora ben visibile

A prima vista Stoccolma è una città ventosa, fredda ma inaspettatamente elegante e ordinata.

L’hotel First Reisen è situato in un edificio storico risalente al lontano 1617 che  affaccia direttamente sul mare.  La camera è piccola ma accogliente, col pavimento in parquet. Dalla finestra l’ampia vista svela la sagoma di barche a riposo e la forma delle piccole isole all’orizzonte.

Se dovessi fare una classifica delle colazioni migliori mai mangiate, credo che quella scandinava sarebbe sicuramente da podio.

Cestini di vimini con una dozzina di tipi di pane, aringhe affumicate e salmone, formaggi, marmellate, burro superlativo. Il risveglio con questo piccolo pranzo natalizio mette di ottimo umore e infonde quel coraggio necessario per affrontare una fresca passeggiata nordica.

La nostra vacanza inizia dal quartiere che ci ospita, Gamla Stan, la città vecchia.

Questo centro storico è uno dei meglio conservati di tutta Europa e mantiene tracce medievali tangibili che riportano indietro nel tempo. Lungo le strade un suono accennato di una melodia natalizia accompagna il nostro girovagare senza una meta precisa.

Siamo nel cuore della città storica,  le casette  sono tutte dipinte di colori pastello. La forte umidità rende il pavé lucido e scivoloso e completa questo colpo d’occhio decisamente fiabesco.

Complici il periodo dell’anno e la parziale oscurità, l’atmosfera è davvero suggestiva.  Stoccolma ci accoglie già mezza addobbata a festa,  il profumo di spezie ingentilisce l’aria frizzantina.

Le taverne offrono buon cibo, caldo e saporito ma, ahimè,  si mangia presto qui. D’altronde, paese che vai, usanza che trovi. La prima sera, dopo le 18.30 pur ostentando un sorriso smagliante, un paio di locali ci hanno fatto rimanere a becco asciutto.

Il giorno successivo, un tantino riposati e col sole che splende, abbiamo scoperto che dal nostro albergo basta una breve camminata e un ponte per raggiungere quella parte di città che diventerà da subito la nostra preferita.

Ostermalm, il quartiere orientale dove le case richiamano un po’ Parigi, un po’ Praga. Un quartiere relativamente recente con un carattere più europeo che nordico. Ostermalm è senza dubbio la mia Stoccolma del cuore, elegante e molto chic.

Si passeggia ammirando l’architettura, scoprendo palazzi davvero meravigliosi, decorati e ricchi di stucchi che promettono appartamenti ampi e lussuosi, quelli che alloggiano l’alta borghesia per intenderci. Si cammina col naso rosso dal freddo rivolto all’insù, tetti appuntiti  e facciate stupende completano l’eleganza di questi caseggiati.

Per caso troviamo una botteguccia dai colori chiari che vende cose per la casa. All’interno si possono acquistare asciugamani ricamati, piatti, bamboline di pezza e angioletti bianchi, quelli da appendere all’albero di Natale e che a distanza di anni, ho conservato in soffitta.

In un piccolo angolo della botteguccia  la giovane proprietaria, col grembiule di lino, prepara tè caldo e torta di mele che noi puntualmente assaggiamo seduti in questa atmosfera ovattata.  Meraviglioso, un’esperienza d’altri tempi che non potrò dimenticare.

Per il pranzo, torniamo al mondo reale e scegliamo il vecchio mercato coperto, una delle costruzioni più belle e antiche di Stoccolma: Ostermalms Saluhall, affascinante edificio in mattoni di fine Ottocento. Qui è possibile acquistare prodotti alimentari di altissima qualità oppure fermarsi in uno dei tanti ristoranti all’interno.

Ho mangiato il vero salmone norvegese, fantastico. Abbiamo condiviso il desco con uomini d’affari e signore griffate, tutti comodamente  seduti a tavola con alle spalle montagne di lamponi, pesce, spezie, lattughe e altro.  È stato molto originale, mi sono goduta appieno i colori di questo mercato cosmopolita, il buon cibo e una piacevolissima compagnia.

Nei pochi giorni a seguire abbiamo continuato a camminare, nonostante il freddo. Credo da sempre che ogni città vada vista camminando, solo così se ne può scoprire il carattere. Non tutti però amano camminare a lungo e capisco che possa essere faticoso, ma è talmente bello e interessante scoprire cose nuive al lento scandire dei passi. Solo camminando si vive davvero l’anima di un posto confondendosi fra la gente, osservando le abitudini diverse, ascoltando una lingua sconosciuta. Camminare avvicina le culture e apre la mente.

Quindi sempre camminando, abbiamo visitato i luoghi di maggiore interesse aiutati da innumerevoli pasticcerie golose e abbondante tè caldo.  Non ci siamo risparmiati il vento gelido, la pioggia e neppure l’acqua delle pozzanghere che si è infilata con prepotenza dentro i miei stivaletti pelosi. A questo riguardo, non aggiungo altro.

La penultima mattina di vacanza mi sono svegliata baldanzosa con un’idea brillante: noleggiare le biciclette sfidando con sadica incoscienza il freddo e il vento. Da sotto le coperte però vedo entrare nella camera una strana luce arancione che non sembra affatto sole ma che a quest’ora, con gli occhi semichiusi, non capisco bene cosa sia.

Scalza e incuriosita raggiungo immediatamente la finestra con gli occhi ancora incollati dal sonno. In piedi davanti al vetro dalla sola fessura delle palpebre capisco subito che la luce arancione può essere quella dei lampioni anche se oggi è strana, troppa. Sembra amplificata da qualcosa, ma cosa?

Apro un occhio, poi due, la bocca si spalanca, non mi esce una parola. Addio bicicletta.

Nella notte è avvenuto il miracolo: tutta la città è meravigliosamente, inaspettatamente coperta di neve.  La prima candida neve della stagione.

Il paesaggio che un po’ mi ricordava Parigi  diventa improvvisamente  il Polo Nord. La previsione di una giornata super c’è comunque. Il freddo oggi sarà meno crudele, forse non ci sarà neppure vento e se i piedi si inzupperanno di nuovo beh, oggi faremo spallucce perché sulla neve si gioca e si ritorna tutti bambini.

Detto fatto, il centro di Stoccolma è nostro.  Ora sì che sembra una fiaba di Andersen! La felicità si stampa col sorriso sui nostri volti e la neve arriva a rendere così unica e romantica questa fuga d’amore che meglio di così non poteva andare.

Sulla via dell’aeroporto,  l’ormai noto bus viaggia a ritroso lasciando tracce sull’asfalto bianco. Dai finestrini un po’ appannati si intravvede un nuovo paesaggio, completamente diverso da quello dell’andata.

I pini, sempre alti e severi hanno repentinamente cambiato colore, i laghetti sono spariti sotto una copertina di neve gelata e i prati verdi come campi da golf si sono mimetizzati alla perfezione in questo mondo silenzioso e immacolato.

Una bellezza assoluta tocca il mio cuore.

Prova superata a pieni voti, benvenuto nel mio carnet di viaggio Grande Nord!

Per la prossima volta, però,  chiederò di barattare il bus con una slitta, sì una slitta vera che mi porti ancora un po’ più a Nord di Stoccolma da dove potrò fermarmi, mettermi  davvero sulle punte dei piedi e cercare di salutare con la mano lui,  il vero e unico Babbo Natale.

Viaggiatrice